Bologna città di cultura, dicevamo, ma soprattutto di controcultura. Ed è proprio questa ventata anticonformista a spingermi nell’area adiacente Piazza San Francesco. Il ’77 bolognese è scandito da esperienze artistiche e politiche, come i laboratori teatrali del celebre drammaturgo Giuliano Scabia, la fanzine dadaista a/Traverso di Bifo, ma soprattutto come l’emittente Radio Alice, la più importante radio libera italiana. Seguendo le orme dei pirati britannici degli anni ’60, il 9 febbraio 1976 la radio con sede in Via del Pratello 41 ruppe il monopolio sulle frequenze, consegnando in pasto al pubblico un nuovo modo d’intendere la comunicazione. La breve ma intensa vita di Radio Alice durò tredici mesi.
Ciò che rimane di quel luogo accogliente, dove chiunque poteva andare a trasmettere musica, partecipare a un dibattito o semplicemente trascorrere la notte in un sacco a pelo sul pavimento, è una serranda abbassata, meta di mille processioni, che conserva il ricordo e le passioni di un’esperienza mai dimenticata. Indimenticabile è anche la Traum Fabrik di via Clavature 20, appartamenti non lontani dalla sede di Alice, occupati prima del ’77 e poi trasformati in laboratori formativi, dove fumetti e musica si fusero in un vortice di creatività senza eguali, dando vita a band come Gaz Nevada e Skiantos oltre alle inimitabili opere di Andrea Pazienza.
Anche questi ultimi purtroppo sono chiusi al pubblico, ma un rapido sguardo a una Bologna che non c’è più è un gesto d’amore necessario. A quella stagione turbolenta e creativa, i registi Guido Chiesa e Renato De Maria hanno dedicato due film emblematici.
Il primo con “Lavorare con Lentezza” inventa tra dramma e commedia un episodio immaginario quanto verosimile per raccontare quegli anni modulati sulle frequenze di Radio Alice. De Maria invece con “Paz!” ci regala uno stralcio del ’77 bolognese incentrato interamente sulla figura tormentata del fumettista pugliese e raccontata attraverso i suoi personaggi più celebri.